“Oh cavolo! Questa volta viene giù!”
Ho trascorso una notte intera ad urlare queste parole nella mia testa ad ogni sferzata di vento.
In tutta la mia vita non ho mai avuto problemi ad addormentarmi, mi basta un po’ di silenzio e il gioco è fatto. Ricordo anche che da bambino avevo un piccolo segreto, una presa di corrente mal isolata lasciava filtrare, nelle piovose giornate invernali, un lieve alito di vento che mi narrava, come un vecchio cantastorie, di avventure in misteriose terre ai confini del mondo.
Storie che si tramutavano in sogni.
Sogni divenuti realtà
E questo viaggio in pieno inverno nordico ne è la prova.
Ma ovviamente passare una notte in bianco con la paura che la casa volasse via è stato tutt’altro che un sogno.
Eppure…eppure…ho impiegato quelle ore di veglia forzata ragionando sul concetto di paura; perché la paura può generare tre diversi tipi di reazioni, la fuga da quello che ci spaventa, la sfida che ci porta invece ad affrontarlo ed infine c’è una terza reazione che conduce al rispetto.
Quel timore reverenziale verso qualcosa che intuiamo essere più grande di noi e che ci spinge a non fuggire ne sfidare ciò che ci terrorizza, ma a conviverci in una sorta di tregua armata.
Un po’ come vivere in un monolocale con una tigre: la natura fiera e indomabile dell’animale ci suggerisce che non potrai mai piegarsi a noi ne possiamo scappare perché… beh perché lì dobbiamo vivere ed ecco quindi che si delinea la terza via; rispetto e simbiosi.
Convivere senza la pretesa di prevalere sull’altro.