Il tempo è un costrutto umano.

Non esiste eppure abbiamo costruito strumenti sempre più precisi per misurarlo.

Non esiste eppure affidiamo ad esso l’organizzazione della nostra Vita.

Lo abbiamo creato noi e Lui ora regola le nostre esistenze, il nostro mondo e l’intero Universo.

Passato, Presente e Futuro; tre componenti di un Uno più grande.

A volte, vanamente, si cerca di rallentarlo.

Altre volte si cerca di accelerarlo.

Ma il vero modo di fregarlo è dargli più valore possibile.

È come un mucchio di soldi: non vogliamo accumularli senza spenderli, sarebbe inutile; non vogliamo usarli tutti e subito, sarebbe stupido, dobbiamo cercare, piuttosto, che ogni centesimo valga come un milione.

Ecco perché non mi piace avere cronoprogrammi di viaggio, mi sono sempre sembrati come le liste della spesa; arrivi, prendi, spunti e vai via.

No, un viaggio è molto molto di più e ne ho avuto la conferma proprio in questo mia ultima avventura alle Faroe quando le mie compagne di viaggio avevano completamente perso i riferimenti temporali: giorni, ore e minuti si mescolavano e rimescolavano in continuazione perdendo pian piano significato per lasciare spazio ad una meraviglia continua fatta di luoghi incredibili e soste seduti sull’erba bagnata a condividere frammenti del nostro vissuto.

E alla fine del viaggio, quando siamo ormai ad un passo dall’entrare in quell’aereo che ci riporterà lì dove gli eventi fluiscono nel giusto verso, ci fermeremo un momento, ci volteremo per un ultima volta verso quel luogo così magico e nella testa avremo una sola domanda: come si fa a chiedere tempo al Tempo?